Trasloco (Kitchen I)

Trasloco (Kitchen I) si manifesta in un cubo rivestito da queste mattonelle ritrovate. La peculiarità è il trasloco delle piastrelle stesse: dal luogo dell’uomo a quello della natura. La miscela aggrappante include elementi naturali del luogo di ritrovamento (cemento, humus, terra e semi di piante spontanee), con l’auspicio che da lì possano germogliare nuovamente quelle erbacce di campo, piante spontanee che avevano già dimostrato la loro resilienza e il desiderio di abitare quello spazio, celebrando così il potere rigenerativo e l’incessante ciclo vitale del suolo, salvaguardandolo di conseguenza.

2025

resti ceramici, cemento, semi, terra

40x40x40 cm

In Trasloco (Kitchen I), i frammenti ceramici impiegati sono stati ritrovati in modo inatteso in un luogo apparentemente incontaminato. Questa scoperta ha innescato una riflessione sul loro significato intrinseco e sulla loro triste modalità di smaltimento. Ogni piastrella, simbolo di identità e del desiderio umano di radicarsi, rivela una nuova vita dispersa nell’ambiente naturale. Un frammento di piastrella parzialmente inghiottito dalla materia organica instaura un dialogo inaspettato: è l’eco di un’abitazione passata, o delle sue vestigia, che si confronta con la vitalità prorompente della natura. Questo incontro evoca scenari quasi primordiali, dove l’architettura non è più una costruzione separata, ma si fonde indissolubilmente con l’ambiente circostante, diventando parte integrante del paesaggio stesso. È un richiamo a un’armonia perduta, a tempi in cui l’uomo costruiva in profonda risonanza con la terra che lo accoglieva. L’intimità domestica si ritrova esposta all’esterno; le piastrelle, testimoni di storie passate, subiscono una profonda metamorfosi, trovando una nuova dimora nella natura stessa. Di fronte a questa presenza estranea, l’ecosistema accoglie le piastrelle in un ciclo continuo, trasformando lo scarto in risorsa. Questo ci porta a considerare il suolo non un substrato inerte, ma un ecosistema vivente e pulsante, un architetto che, di fronte ai comportamenti irrispettosi dell’uomo, sa rigenerarsi. Funghi, animali microscopici e silenziosi decompositori diventano i nuovi abitanti di questi frammenti, conferendo loro una seconda esistenza. L’abitare non è solo erigere muri, ma comprendere il terreno su cui poggiano, la vita che vi pulsa sotto e la possibilità di instaurare con esso un rapporto di reciproco rispetto e integrazione.